Io non sono Charlie.

Anno Domini 2015.

“Questo post sarà scritto in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali”.

Pare che da un paio di giorni il nome più in voga in Europa, e in buona parte del mondo, sia Charlie.

Rattrista, e non poco, la morte di 20 persone, che siano esse vignettisti, poliziotti, economisti o attentatori. Che sia per mano islamica, cristiana, indù o per un incidente stradale.

Spiazza e confonde, invece, chi riesce a identificarsi in modo appassionato con un gruppo di vignettisti che poco hanno di sarcastico e molto di intollerante verso dei credo o delle idee lontane o in antitesi alle loro.

Inconcepibile come un Paese super nazionalista come la Francia possa, da un giorno all’altro, essere esempio di tolleranza e di integrazione multiculturale e religiosa. Per banlieue francese s’intende l’area che circonda la città sottomessa a giurisdizione (ban: potere di amministrare, lieu: luogo) o si riferisce al senso di esclusione che la periferia evoca rispetto al centro cittadino (e fa quindi risalire l’origine del termine alla messa al bando/lontano dalla città) degli individui più poveri e ritenuti più pericolosi?

E “quoque tu, Italia, mater mea”, oggi sei a favore della satira?

Ancora una volta gli italiani vanno a letto fascisti e si svegliano a favore della libertà di stampa e della libertà di espressione. Da quando l’Italia intera improvvisamente si è scoperta sincera amante della satira? Anche la Santanchè dichiara di voler pubblicare Charlie Hebdo in Italia. L’Editto bulgaro è stato cestinato o questi nuovi eventi fanno comodo a quella cerchia di ipocriti o di ignoranti che cavalca l’onda di buonismo che pervade l’Europa filo-americana?
Montanelli, Luttazzi e (ahimè) Santoro, sono “morti” invano?

Charlie Hebdo è un periodico settimanale satirico francese, dallo spirito caustico e irriverente. La testata, fondata nel 1970, è fortemente sarcastica contro le religioni, come il Cattolicesimo, l’Islam e l’Ebraismo, la politica (soprattutto soggetti di estrema destra) e la cultura. Ma quello che palesa da alcune copertine pubblicate nei mesi e negli anni scorsi, è una mancanza totale di rispetto e offensive nei confronti di chi manifesta una libertà di pensiero, di credo politico o religioso diverso dal loro.
Un conto è la satira, un altro è il fanatismo, seppur non violento.

 

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Disapprovo fermamente una sistematica mancanza di rispetto velata da una sacrosanta libertà di parola e di espressione. Condanno ogni forma di barbarie in nome di Dio, di Allah o di chicchessia. Non una differenza fra eccidi, genocidi, atti di terrorismo o stragi di matrice islamica, cristiana o per motivi razziali.

Provocazione, offesa o libertà di espressione?

Vittime o carnefici?

Charlie o Ahmed?

Multiculturalità non significa accettare a priori un pensiero diverso o imporre il proprio. La multiculturalità dovrebbe semplicemente portarci a tollerare chi è diverso da noi.

Io NON sono Charlie, e pretendo il rispetto in maniera incondizionata che io non lo sia.

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Anno Domini 2015

“This post will be shortened in order to meet your mental abilities”.

Since a couple of days ago, Charlie seems to be the most in vogue name in Europe and in the vast majority of the world.

The death of 20 people is a deep pain, no matter if they are cartoonists, policemen, economists or attackers, no matter if the loss is at the hand of Islamic, Christian, Hindu people or because of a road accident.

It floors and confuses, instead, the fact that there are people able to intensively identifying themselves with a group of cartoonists, whom, more than sarcastic, are intolerant towards different believes and ideas or towards those ones opposite to theirs.

Inconceivable to see how a super nationalist Country such as France can, all of a sudden, turn into an example of tolerance and multicultural and religious integration. With the French word banlieue should we define the area surrounding the city which is under jurisdiction (ban: the power of manage, lieu: place) or should we consider it according to the meaning of exclusion of the poorest and the apparently believed most-dangerous individuals living in the suburbs outside the city centre (in simple terms, interpreting the word as banning/away from the city)?

And “quoque tu, Italia, mater mea”, are you approving the satire?

Once again, the Italians go to bed as Fascists and they wake up supporting the freedom of the press and the freedom of the expression. Since when has Italy become sincere fan of the satire?
Even Santanché declared she wants Charlie Hebdo to be published in Italy. Has the Bulgarian Diktat been thrown away or is that these new events are convenient for that entourage of hypocrites and boors riding the wave of the Italian social relativism (buonismo) which is invading the pro-American Europe?

Montanelli, Luttazzi and (alas!) Santoro are “dead” in vain?

Charlie Hebdo is a French satirical weekly newspaper, characterised by an irreverent and extremely sarcastic tone. The newspaper first appeared in 1970 publishing articles about religions, such as Catholicism, Islam and Judaism, politics (particularly extreme right-wing parties) and culture. But the aspect revealed in the printing of some issues during the past months or years, is a total lack of respect and insults against those who show a freedom of thought, a political or religious belief different from theirs. It’s one thing using satire, but it’s another thing using fanaticism, even if not violent at all.

I firmly disapprove a systematic lack of respect, veiled by an inviolable freedom of speech and expression. I condemn every form of barbarity in the name of God, Allah or anyone.

No difference between massacres, genocides, acts of terrorism or religious-matrix slaughters or for racial reasons.

Provocation, offence or freedom of expression?

Victims or executioners?

Charlie or Ahmed?

Multiculturalism doesn’t mean accepting a different thought or imposing your own a priori. Multiculturalism should simply lead us to tolerate those who differ from us.

I am NOT Charlie, and I pretend the unconditional respect for not being it.

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