Elogio al Viaggio
“Se pensi che un viaggio abbia inizio obliterando un biglietto del treno, passando un imbarco in aeroporto o camminando su un ponticello che dal molo ti porta dentro una nave, puoi stare sicuro che hai perso per sempre la parte più seducente del viaggio stesso.
Il viaggio ha inizio quando pigi sul telecomando del tuo televisore il tastino rosso per spegnerlo, quando ripieghi prima in due e poi in quattro il tuo quotidiano preferito per riporlo sotto il braccio, quando con veemenza o con delicatezza stacchi il cavo di rete del portatile o disattivi il Wi-Fi del tuo nuovo tablet. Il viaggio è iniziato nel momento in cui hai chiuso gli occhi e hai smesso di pensare. Il viaggio non puoi catturarlo dentro un “dal” e un “al”, il viaggio ha preso forma un giorno, un mese, un anno fa, senza che te ne rendessi conto. Il viaggio non si sceglie, il viaggio ti ha già scelto, il viaggio ti ha già cambiato, lo ha fatto quando avevi altri progetti per la mente, e difficilmente avrà un fine. Dopo anni un vecchio ricordo ti riporterà in quel preciso posto, in quel preciso momento, con quelle precise emozioni, lasciandoti nostalgico a sudare ancora una volta quello stesso passo.
E non pensare minimamente di scegliere un viaggio dando un’occhiata ai tanti opuscoletti che trovi scintillanti nelle grandi bacheche a muro delle agenzie di settore, con gechi giganti, grossi pesci e pappagalli colorati che ti mettono ansia e che hanno la pretesa di decidere per te. Come puoi farti consigliare da una vetrina a neon ma piuttosto prova a cercare nei tuoi ricordi, in un vecchio libro di Hemingway, in un racconto di Tabucchi, in una poesia di Pessoa o in una fiaba di Frank Baum. Un viaggio non potrà mai esserti consigliato da uno sconosciuto seduto dietro una scrivania di una agenzia di viaggi. Dopo tutto si tratta di un estraneo che ti porge in ugual misura le spiagge di Sharm El Sheik con la vecchia città di Petra senza aver la ben che minima idea di cosa tu stia cercando. Muoversi da un punto A ad un punto C, passando da B, non significa viaggiare, ma solo spostarsi. Un viaggio non ha nulla di organizzato. Il viaggio è un susseguirsi di facce, sapori, odori e con l’imprevisto a tenerti compagnia. I viaggi non si comprano. I viaggi si tramandano da nonni a nipoti, da cantastorie a musicanti, da pazzi ubriachi a passanti ignari, da sognatori a svegli.
Un velo di tristezza mi assale quando il verbo “fare” è accostato alla parola “viaggio”. Tu fai un disegno, una torta, un tuffo in piscina, ma mai farai un viaggio. Il viaggio si sogna, si suda, si vive.
Non hai neppure bisogno di importanti attrezzature o di costosi mezzi di trasporto. Basta una vecchia cartina del posto, delle scarpe non del tutto consumate, delle mani pronte a sporcarsi, delle gambe sicure di stancarsi, di un paio d’occhi nuovi e di un cuore disposto a dare amore e lasciarsi innamorare.
Parliamoci dritto negl’occhi: vuoi davvero una grande motivazione per dar vita al nuovo corso degli eventi? Un lavoro che non funziona, un amore finito male, una persona cara persa, un padre che non c’é mai stato, sono tutte grandi scintille pronte a dar fuoco ad una polveriera di imparagonabili emozioni.
Ma ascolta un cretino, non vale meno come motivazione una ruota bucata di una bici in riva al mare, una partita persa a scacchi, un libro che non riesci a leggere o un palo preso calciando un calcio di rigore.
Comincia a non sentirti più sopraffatto dal tempo e dalle stupide ansie giornaliere. Fa’ un gran bel respiro. Apri la finestra della stanza. Da’ vita a sogni che troppe volte hai visto spegnersi. Urla a te stesso e al mondo intero che sei vivo.
Nessuna scusa è migliore di un’altra per cambiar aria e ricominciare a entusiasmarti e conoscere. Non puoi neppure avere l’idea di cosa ti stia aspettando al di là di quella porta, di come il tempo comincerà a sembrarti pieno e tu non un vuoto a perdersi.
Nessuno ti garantisce che il viaggio sarà facile ma sappi che l’imprevisto non è mai una fine bensì l’inizio di qualcos’altro. E’ la possibile nuova strada da imboccare, diversa da quella che stavi percorrendo.
Un furgoncino del 1982, con seicentomila chilometri alle spalle, che ti abbandona per una valvola del cilindro bruciata alle porte dell’Outback australiano non sarà mai un problema ma piuttosto una spinta che ti aiuterà a sostenere sulle spalle nuovamente il tuo vecchio zaino e prendere un nuovo treno, una nuova strada, una nuova avventura, un nuovo viaggio, una nuova vita”.
