Chi mi credo di essere…

Nacqui biondo e con gli occhi verdi in una famiglia di meridionali, durante una fredda notte di novembre nella terra calda siciliana, e questo la dice lunga su come la mia vita non sarebbe mai stata preda di luoghi comuni o di facili ragionamenti logici.

Ebbi un’infanzia da primogenito fortunata e alquanto tranquilla, non mi mancarono abbracci, e a giocattoli ero messo bene. Una sorella, ottima spalla per condividere pressioni e affetto da genitori e parenti. Ad oggi, ancora un mistero capire chi sia fra i due il bello e chi l’intelligente in famiglia.

Primo della classe, almeno fin quando capii che a quell’età non mi avrebbe aiutato molto con le ragazze. Decisi quindi di diventare bello. Poi mi accorsi che più che bello, ero un brutto che piace. Avevo fascino, il resto è storia.

“O mia bela Madunina che te brillet de lontan, tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan” e gli anni universitari e quella milanesità che mai più mi abbandonò …”figa”!

La IULM, i viaggi in giro per l’Italia e l’Europa, i campionati universitari di pallone, l’arte nello scrivere e nella cucina, le droghe, l’Inter, gli amici del Norde, l’Amaretto e Jack, il mal d’amore, i libri, gli happy hours, i compattati di lingua, la Champions League di Mourinho, Materazzi e le notti di Berlino; le Colonne di San Lorenzo, Conchetta e Leoncavallo, convivenze e separazioni, il residence universitario, la Laurea.

Dovetti cominciare a fare sul serio, o a sembrar serio. Maestro, professore, esperto di questo e di quello, receptionist, capo ricevimento, direttore di albergo. A 26 anni avevo raggiunto la massima carica lavorativa a cui un laureato nel mio settore potrebbe ambire, partendo dal gradino più basso e senza volerlo neppure più di tanto.

Decisi di licenziarmi, lasciai la direzione manageriale dell’albergo a favore di un paio di infradito e un biglietto di sola andata per l’Australia. Ed ero felice. Senza lavoro, a ricominciar da capo, nel peggior periodo socio/economico che l’Italia ricordi dal dopoguerra ad oggi, ma ero felice.

E così, atterrato nel nuovo continente, cominciai a lavar piatti, spostare mobili, raccogliere angurie, guidar trattori, potare vigne, smantellare sale macchine sulle navi, scaricare valige e salvaguardare la vita di giovani simpaticoni di tutto il mondo durante gli shift da Night Manager in ostello. Dopo un paio di mesi comprai un furgoncino dell’ottantadue e viaggiai per tutta l’Australia, on the road. Un mix fra Kerouac, Hemingway, Alexander Supertramp e Totò e Peppino ne’ La malafemmena.

Sedicimila mila chilometri attraversando otto stati: nuotare per fiumi fra le gole del Karijini National Park e con gli squali a Shark Bay; giocare con i pesci pappagallo sulla Grande Barriera Corallina e surfare fra le onde dell’Oceano Pacifico; lanciarmi da 14000 piedi da un Cessna sulle coste del Queensland;  i koala e a spasso con i canguri fra Melbourne e Adelaide; remare su canoe pinna a pinna coi delfini e dormendo sotto l’immenso cielo stellato di Uluru con gli ululati dei dingo a cantarmi la ninna nanna e le aquile reali su vegliare su me.

E quanti “amori”, mannaggia quanti “amori”. Sicuramente più di quelli su cui avrei scommesso e ad essere sinceri meno di quelli che avrei meritato.

Per molti resto il Prof, per altri il Direttore, per altri ancora il maestro. C’è chi mi chiama Totò, Salvo e chi lu milanisi o lu biondo. Per altri invece solo Pellegrì  0 il figlio di qualcuno.

Sono stato tutto quello che sarei potuto essere e il contrario di tutto. Tutto quello che gli altri avrebbero voluto essere e quello che non vorrebbero essere mai. Esempio da seguire ed esempio da evitare.

Chi mi credo di essere… Salvo.

Office, Rovaniemi, Finlandia.

1 Comments on “Chi mi credo di essere…”

  1. Hai vissuto la vita che volevi e hai fatto benissimo per uno che oggi è appena un trentenne. Ci sono nella storia infinita dell’uomo, chi ha avuto un vissuto più o meno glorioso e ricco di soddisfazioni, chi, purtroppo, si è dovuto solo accontentare, e a volte nemmeno quello. Ti posso solo dire quello che ho avuto insegnato dai miei genitori, dai miei più stretti amici e quello che dalla vita sino ad oggi sono riuscito a capire. Ebbene, ognuno viva a meglio la sua vita sempre però nel rispetto dei propri simili, delle leggi e della propria fede, solo così si può essere uomini liberi e di buoni costumi. Ciao

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